Il testo è ripreso dall’opuscolo informativo „Salute mentale – che cos’è?“, (pag. 51-56), pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Distretti Sanitari (2. edizione riveduta e corretta)

Magrezza, bellezza, successo?
La magrezza è sinonimo di bellezza e di successo: questa è la convinzione incrollabile che da anni viene efficacemente propagandata dai media e dalla pubblicità. Il mondo della moda è dominato da personaggi magrissimi che un gran numero di ragazze, donne e uomini tentano con ogni mezzo di imitare. Sono sempre più numerose le persone che, guardandosi allo specchio, si sentono insoddisfatte del proprio aspetto: molte si vedono troppo grasse ed aspirano alla magrezza quale strumento di felicità ed affermazione di sé. La paura di non corrispondere a questo ideale può diventare un vero tormento. Quanto maggiore è la nostra insoddisfazione nei confronti di noi stessi e del nostro aspetto, tanto più forte è la spinta a modificare il nostro corpo, cercando nelle diete la soluzione più rapida. Quasi tutti i disturbi alimentari iniziano con una dieta. Oggi viene proposto un numero praticamente illimitato di diete ed a tutti noi capita prima o poi di studiarne o sperimentarne una. Per molti giovani, però, questo è il primo passo verso un lungo cammino di sofferenza che sfocia alla fine in un disturbo alimentare. La maggior parte delle persone pone fine alla dieta quando raggiunge il peso desiderato. Chi soffre di un disturbo alimentare, invece, continua. La paura d’ingrassare ed il desiderio di dimagrire non cessano mai.

Quali sono i soggetti a rischio?
Secondo le stime più recenti, nei paesi industrializzati almeno l‘1% della popolazione femminile soffre di anoressia ed il 4% di bulimia. I disturbi alimentari continuano ad interessare più le donne che gli uomini, ma sono oggi in aumento anche nella popolazione maschile. In questi casi il fenomeno è associato spesso ad un’attività sportiva esasperata. L’esordio del disturbo alimentare coincide spesso con la pubertà o la prima età adulta.

Disturbi alimentari: che cosa sono?
I disturbi alimentari derivano da un’alterazione dei comportamenti legati all’assunzione di cibo e dall’incapacità di godere del pasto comune come momento di convivialità. I soggetti colpiti si nutrono in modo irregolare e squilibrato e non considerano l’alimentazione un fatto normale. Le sensazioni di fame, appetito e sazietà risultano completamente distorte ed il pensiero del cibo (e delle calorie che contiene) domina l’intera giornata. In questa fase i soggetti colpiti si isolano spesso dalla cerchia di amici e conoscenti. La percezione del proprio corpo è falsata ed il benessere e la soddisfazione personale finiscono per dipendere esclusivamente dalla bilancia. Il digiuno ed il costante dimagrimento danno alle persone colpite un senso di forza ed indipendenza, di conferma ed approvazione da parte del prossimo. L’atto del mangiare viene vissuto come fallimento, anche se talvolta la fame è tale da costringere il soggetto a “capitolare”, abbuffandosi in modo incontrollato. Questo comportamento induce però gravi sensi di colpa che lo spingono a liberarsi immediatamente del cibo appena ingerito. Ansie, sensi di colpa e speranze finiscono per riempire la vita di ogni giorno, dando inizio ad un circolo vizioso e talora fatale.

I disturbi alimentari vengono generalmente suddivisi in anoressia, buliamia e binge eating.

L’anoressia

  • Le persone anoressiche sono facilmente riconoscibili per l’eccessiva magrezza. Esse perseguono ostinatamente e con ogni mezzo il calo del peso digiunando, seguendo diete, praticando sport, il tutto con un’assiduità maniacale. Spesso gli anoressici si sentono costretti a mantenersi in costante movimento per bruciare calorie ed assumono lassativi e prodotti che attenuino la sensazione di fame (anoressizzanti).
  • La percezione del proprio corpo non corrisponde più alla realtà. Nonostante l’eccessiva magrezza, gli anoressici si sentono sempre troppo grassi e hanno l’impressione che il loro peso non cali mai abbastanza.
  • La paura d’ingrassare è un assillo costante.
  • Oltre una certa riduzione del peso corporeo cessa il ciclo mestruale.

Insorgono problemi psichici quali stati di ansia, sbalzi di umore, irritabilità, inquietudine, disturbi della concentrazione, perdita di interessi, depressione o ritiro sociale. Si osservano inoltre conseguenze fisiche fra cui perdita di capelli, sensibilità al freddo, costipazione, disturbi del sonno, stati di debolezza, abbassamento della pressione arteriosa, aritmie cardiache, decalcificazione delle ossa, perdita di sali, gonfiori, disturbi della crescita, atrofia del seno e dei testicoli, sterilità.

La bulimia

Le persone bulimiche non sono necessariamente sottopeso. In molti casi esse hanno un peso nella norma o sono leggermente sovrappeso. Esse si distinguono però per le forti oscillazioni del peso corporeo.

  • I soggetti colpiti seguono diete e digiuni fino a quando, colpiti da un accesso di fame irrefrenabile, ingurgitano in modo incontrollato alimenti altamente calorici in quelle che si presentano spesso come vere orge di cibo. Queste “abbuffate” sono regolarmente precedute da un forte senso di tensione, di noia, di rabbia o di vuoto interiore.
  • Non riuscendo a sopportare il senso di sazietà e temendo d’ingrassare, i bulimici si auto-inducono il vomito o utilizzano lassativi e diuretici per liberarsi al più presto del cibo ingerito. Questi comportamenti possono essere ripetuti più volte al giorno fino a trasformarsi col tempo in rituali ossessivi, peraltro nascosti agli occhi degli altri.
  • La linea e la magrezza divengono uno degli obiettivi principali dell’esistenza.
  • La percezione del proprio corpo risulta distorta: indipendentemente dal peso reale, i bulimici si sentono sempre grassi e deformi.

Al disturbo si associano problemi psichici quali sensi di colpa e vergogna, sbalzi di umore, ansie, irritabilità, inquietudine, disturbi della concentrazione e depressione. Quanto più a lungo si protrae la malattia, tanto più numerose sono le conseguenze sul piano fisico: fra queste si annoverano alterazioni dell’equilibrio elettrolitico e dei fluidi, compromissione della funzionalità renale, costipazione e flatulenza, vertigini e disturbi della circolazione, aritmie cardiache, irregolarità del ciclo mestruale, lesioni ed infiammazioni dell’esofago, dolori di stomaco, corrosione dello smalto dentale, rigonfiamento delle ghiandole salivari.

Il binge eating

All’anoressia e alla bulimia negli ultimi anni se è aggiunto il disturbo binge eating. Esso consiste in attacchi di appetito senza contromanovre come vomito, digiuno o altre attività fisiche intense. Ne consegue che il disturbo binge eating di norma si accompagna al sovrappeso. Esso riguarda sia uomini che donne nella stessa misura misura.

Quali sono le cause più frequenti?
I fattori predisponenti, scatenanti e di mantenimento di un disturbo alimentare possono essere di vario genere. Solitamente il disturbo alimentare è preceduto da eventi critici nell’esistenza del soggetto, p. es. conflitti in casa, distacco dalla famiglia d’origine, problemi sentimentali, scolastici o di lavoro. Nello sviluppo di un disturbo alimentare assume fondamentale importanza la scarsa autostima, generalmente associata ad un perfezionismo esasperato. In questo contesto svolge un ruolo determinante anche l’ideale di magrezza propagandato oggi dai media e dalla pubblicità.

Come curarsi e a chi rivolgersi?
Per la maggioranza delle persone con disturbi alimentari è estremamente difficile chiedere aiuto. Spesso occorre molto tempo prima che ci si renda conto di essere malati e si maturi la motivazione necessaria per guarire. Non di rado sono i genitori, gli insegnanti, gli amici o i conoscenti che, preoccupati, cercano per primi consiglio ed aiuto. Parte del trattamento consiste dunque nel fornire loro la necessaria consulenza ed informazione. La terapia è in genere piuttosto lunga e solo raramente si ottengono successi in tempi brevi. Quanto più tempestivi sono però la diagnosi ed il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità di guarigione. Il successo della terapia dipende soprattutto dalla motivazione del soggetto da curare. Quando il calo di peso è tale da mettere a rischio la vita stessa del paziente o quando la bulimia si sottrae ormai a qualsiasi controllo sono necessari il ricovero ed il trattamento in ospedale. In questi casi occorre innanzitutto recuperare il peso e normalizzare per quanto possibile il comportamento alimentare. Per ricoveri prolungati sono disponibili anche cliniche specializzate nel settore dei disturbi psicosomatici.

Poiché bulimia ed anoressia sono determinate prevalentemente da cause psichiche, la psicoterapia costituisce lo strumento terapeutico più indicato. Essa può prevedere varie forme di terapia individuale, famigliare e di gruppo. Anche nella psicoterapia il primo obiettivo consiste però nel recupero del peso corporeo e nell’assunzione regolare dei pasti. A tale scopo vengono predisposti protocolli dello svolgimento della giornata e del comportamento alimentare, fornite direttive ed informazioni su una sana alimentazione e ricercati strumenti per aiutare il soggetto a sopportare e gestire nell’immediato le proprie ansie (p. es. mediante tecniche di rilassamento e contatti sociali). Solo dopo aver ragionevolmente stabilizzato il peso corporeo e le abitudini alimentari si potrà affrontare il disagio di fondo del soggetto, che in molti casi deriva da problemi di autostima e difficoltà nello sviluppo della propria identità ed autonomia. A fronte delle conseguenze anche gravi del disturbo sul piano psichico e fisico appare assolutamente necessaria una stretta collaborazione fra medico e psicoterapeuta. L’assistenza medica, che presuppone una certa esperienza, può essere prestata dal medico di base, internista, psichiatra o pediatra, quella psicoterapeutica viene in genere assicurata da uno psicologo o psichiatra. L’uso di psicofarmaci, soprattutto antidepressivi, è di grande aiuto nel corso della terapia, così come può risultare opportuna la collaborazione con una dietista. I gruppi di auto-aiuto svolgono una preziosa attività d’informazione e contatto ed aiutano il soggetto a riconoscere ed ammettere il proprio disturbo. I disturbi alimentari sono sempre più diffusi e possono mettere a rischio la vita stessa di chi ne è affetto. Quanto più precoce è la diagnosi e quanto più forte la motivazione del soggetto colpito, tanto migliore sarà l’esito del trattamento.